Leggende in Spagna: Dalle mele d’oro al Drago Millenario

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Questo mese l’arca del mistero ci porta in luoghi mitici risalenti all’antica Grecia.

Gli autori classici situarono sempre il giardino delle Esperidi in Canaria e più precisamente a Tenerife

In quest’isola giardino vivevano appunto le Esperidi, ossia le tre figlie di Atlas, il dio che aveva il compito di reggere la volta celeste dopo essere stato sconfitto da Zeus.

Le fanciulle e il giardino erano protetti da un drago dalle 100 teste chiamato Ladón, il quale poteva sputare fuoco da ogni testa. Questo animale mitologico probabilmente fa riferimento alla scoperta di alcuni antichi greci che avevano visto il Teide in eruzione.

In questo giardino mitico crescevano delle mele molto particolari in quanto erano d’oro.

A Eracle (più conosciuto come Ercole), durante le sue 12 fatiche venne chiesto di rubare appunto una di queste mele.

Il mito narra di come il semidio convinse Atlas ad andare al suo posto a rubare le mele, in quanto gli sarebbe stato più facile entrare, e in cambio lui avrebbe sorretto temporaneamente il cielo.

Atlas quindi si recò a Tenerife e dopo un durissimo scontro riuscì ad uccidere Ladón e a tornare dal figlio di Zeus, però quando Ercole volle riconsegnargli il cielo, Atlante si rifiutò di prenderlo, dato che la passeggiata che aveva fatto nel profumato giardino delle ninfe e l’impresa contro il mostro gli avevano fatto apprezzare la libertà e la gloria.

Perciò l’idea di tornare immobile a sostenere un carico di quel genere non gli piaceva affatto. Ercole a quel punto capì di essere caduto in un tranello e iniziò ad agire d’astuzia dicendo: “hai ragione. Inoltre sono certo che il re, se tengo questo carico, non mi darà più prove rischiose da superare, così starò tranquillo per qualche tempo. Però dovrei sistemarmi meglio questo peso sulla schiena, altrimenti non resisterò a lungo.

Vedi, ho già le spalle un po’ scorticate. Riprendi il cielo per un momento, il tempo necessario per prepararmi un cuscino con foglie intrecciate, paglia e teli di seta per sistemare un appoggio morbido su cui posare questo carico”.

Atlante accettò ingenuamente, posò le mele a terra e si riprese il cielo sulle spalle.

A quel punto Eracle raccolse le mele e le consegnò poi ad Atena, la quale le cedette al giardino e alle sue custodi.

Fino a qui il semplice racconto della mitologia greca, però nessuno degli antichi scrittori si soffermò su un dettaglio legato proprio al drago ucciso.

Dai vari colli di Ladón decapitato il sangue iniziò a fuoriuscire copiosamente e ogni goccia caduta sul terreno dava vita a una pianta che ancora oggi si può trovare solo sull’isola e il cui nome è “Drago centenario”. Questa pianta autoctona così particolare ha una caratteristica unica: rompendone un ramo ne fuoriesce un liquido color rubino molto simile al sangue per colore e consistenza, oltre a produrre un suono simile a un gemito umano, dando così ancora più valore alle sue origini mitologiche.

Anche Dante Alighieri nella sua grande opera “La divina commedia” e più precisamente nell’Inferno, in uno dei gironi posiziona delle piante che, se si spezzavano i loro rami, ne fuoriusciva del sangue e si potevano sentire i gemiti delle anime al loro interno, chiaro riferimento a questa pianta unica nel suo genere.

Il massimo rappresentante di questa specie è un albero che si trova nel nord dell’isola a Icod de los Vinos, è così alto e grande rispetto ai suoi consimili da essere stato chiamato Drago Millenario ed essere parte integrante anche dell’emblema del paese, e oggetto di visite e ammirazione da parte di milioni di turisti.

Loris Scroffernecher

 

Articolo tratto dal mensile Leggo Tenerife

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