Santiago de Compostela: la storia di Maria Teresa

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Abbiamo intervistato Maria Teresa, 24 anni di Lecce.

Dopo la sua maturità scientifica, per la passione per le lingue, decide di immatricolarsi al corso di laurea in Comunicazione Linguistica Interculturale, studiando inglese e spagnolo.

Come da prassi svolge il mio tirocinio universitario, e fra i diversi enti proposti dall’Università, sceglie un ufficio d’informazione turistica. Un’esperienza breve che la rende consapevole del fatto che lavorare nel mondo del turismo è ciò che vuole. Fedele a questo proposito frequenta un corso di marketing turistico e culturale. Infine, dopo aver conseguito il diploma di laurea, decido di iscriversi a un Master di I livello in Management del Turismo.

Ora si trova in Spagna, precisamente a Santiago de Compostela dall’8 gennaio, per svolgere le ore di stage previste dal Master, presso il Centro de Estudos e Investigacións Turísticas (CETUR).

Qui si e’  imbattuta in una realtà completamente nuova: quella della ricerca. La monotonia di sicuro non fa da padrone perché c’è sempre qualcosa di nuovo da fare, e questa è una delle cose che, a suo parere, rende quest’esperienza qualcosa di veramente importante. Ogni persona, infatti, che passa dal CETUR, lavora a qualcosa di diverso.

L’arricchimento che sta traendo da quest’esperienza non è solo professionale, ma anche personale. Qui ha la possibilità di lavorare con persone provenienti non solo da nazioni diverse, ma anche da continenti differenti, che con le loro storie e la loro cultura, stanno ampliando le sue conoscenze.

Ecco la sua intervista.

Ciao Maria Teresa, ci puoi spiegare come hai avuto questa opportunità?
Mi trovo a Santiago de Compostela grazie a una professoressa del master che, durante l’ultimo ciclo di lezioni a Bruxelles, ci parlò del CETUR e della possibilità di svolgere lo stage qui. Dopo Varsavia e Bruxelles volevo terminare il capitolo master con un’altra esperienza all’estero e la proposta di questo stage è stata come un desiderio che si avvera.

Spagna da vivere: quali sono i lati positivi e quelli negativi, quali le prime difficoltà e come sei riuscito a risolverle.

Sono state altre volte in Spagna in passato e conoscevo in qualche modo la cultura spagnola grazie a convivenze passate (vivevo con una ragazza e un ragazzo spagnoli a Varsavia)o spagnoli che hanno fatto l’Erasmus nella città in cui studiavo. Viverci però è diverso, soprattutto se il posto in cui ti trovi non rispecchia quella Spagna che tutti immaginano: sole, paella e castañuelas. Basta dare uno sguardo intorno per capire che qui è diverso: il verde pungente dei parchi, la pioggia e il suono della cornamusa. Mi sono abituata in fretta però a questo nuovo ambiente. Certo, la pioggia a volte è troppo ..Gennaio è stato il mese più piovoso degli ultimi trent’anni, ma non sarebbe la stessa cosa Santiago senza la pioggia. Poi basta capire che l’ombrello deve diventare un prolungamento del braccio ed è fatta! Pioggia a parte, c’è voluto poco per adattarmi a questa nuova realtà. Passati i primi giorni di “assestamento”, aver trovato casa e iniziato a lavorare è stato tutto un crescendo.

Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a studiare fuori dall’Italia? Pensi di aver fatto una scelta giusta? E perché?

La passione per le lingue, la curiosità per i posti nuovi e soprattutto la voglia di imparare mi hanno portato a scegliere questa strada. Pentita? Assolutamente no! Studiare all’estero è una grande opportunità e mi sento fortunata per questo! Durante questo percorso ho avuto la possibilità di conoscere persone che mi hanno insegnato tanto, persone che mi hanno trasmesso la passione per il proprio lavoro, persone che ti spronano ad andare avanti e tentare sempre tutto.

Il mondo del lavoro in Spagna: in che modo è diverso da quello italiano? Quali sono le tue opinioni a riguardo?

Purtroppo per la Spagna questo non è un bel momento. I numeri parlano da se’: ci sono quasi 6 milioni di disoccupati. Spesso mi ritrovo a leggere articoli che parlano della nuova generazione, la mia generazione, costretta a lasciare il paese per trovare un lavoro che gli permetta perlomeno di andare avanti. È davvero un momento difficile e la cosa più triste è che in Italia lo scenario non è poi cosi diverso.

Cosa ti e’ mancato dell’Italia?

Non sono una nostalgica. Sarebbe scontato dire che mi mancano gli affetti e le persone care. Fondamentalmente mi piace pensare che non mi manchi nulla qui, per apprezzare meglio quello che ho e soprattutto rivalutare quello che non ho.


Cristiano Prudente

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